Giovedì Santo - 9 aprile 2020


«E uscito fuori pianse amaramente. E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: "Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte". E, uscito fuori, pianse amaramente».
In questi giorni mi sono domandato: “ma dove è finito Pietro in quelle ore passate tra il suo tradimento e il mattino di Pasqua quando Maria di Magdala gli porterà l’annuncio della risurrezione?”
Ho scoperto che ci sono racconti che narrano che quel pianto frutto del ricordo di quanto Gesù gli aveva detto continuò a lungo fino alla casa degli amici di Betania. Là lo accolsero Maria e Marta, Lazzaro invece era nascosto perché sapeva che i capi del popolo avevano deciso di uccidere anche lui, la sua storia era diventata scomoda. Ma appena entrò nella stanza che, solo pochi giorni prima, aveva accolto nella gioia Gesù e i Dodici per quella festa voluta intensamente per il grande segno della resurrezione di Lazzaro... quel profumo di nardo prezioso, che Maria aveva speso in un gesto di dono gratuito, non arrivò solo al naso ma soprattutto al cuore. E ricordando le parola di Giuda non si sentì diverso da lui, che da sempre considerato ladro ora era anche il traditore. Ma quale differenza ora ci poteva mai essere tra lui e il suo fratello Giuda, ora che aveva gridato “non conosco quell’uomo!” Ed era fuggito. 
Si narra che non volle rimanere in quella casa, il profumo dell’amicizia gratuita gli ricordava che “non c’è amore più grande di chi dà la vita per i propri amici”.
Camminò di notte, andò verso il deserto e arrivò al Mar Morto, il mare di sale. In riva ad un altro mare era iniziato tutto. Chiamato per nome per essere pescatore di uomini. Come avrebbe voluto tornare indietro e dire ancora una volta a quel Maestro, al suo amico Gesù: “Signore allontanati da me che sono un peccatore...” Ma ora era qui lontano dalla sua casa, dall’Amico, lungo questo mare neppure la possibilità di tornare al suo lavoro, di cancellare il passato. In questo mare morto, come anche il suo slancio “anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò”, non si può pescare, né faticando tutta la notte, né gettando le reti a destra o a sinistra della barca. 
Si narra che non volle rimanere neppure presso quel Mare, l’odore del sale gli ricordava: “voi siete il sale della terra, ma se il sale perde il suo sapore a cosa serve?”
Tornò sui suoi passi verso Gerusalemme, pensò che in quel momento il posto più sicuro fosse proprio il Getsemani, chi lo avrebbe cercato in quel luogo? Lui l’orto degli ulivi lo conosceva bene perché spesso era stato il luogo dell’intimità con il Maestro, come poche ore prima quando Gesù gli aveva chiesto di stare con Lui come altre volte per momenti unici, testimone di segni che lo avevano spinto a professare “Tu sei il Cristo”. “Restate ” Ma quella sera tutto era diverso. Il sonno arrivò in fretta, neppure il tempo di capire cosa stesse succedendo, neppure il tempo di capire le sue parole, ma quella sera ogni sua parola era difficile, ogni suo gesto incomprensibile. Come quell’arrendersi senza combattere, mentre lui invece sapeva maneggiare la spada... Quando lo vide non opporre resistenza alla sua cattura fuggì per paura. 
Si narra che per quanto fosse un nascondiglio sicuro non volle rimanere nel Getsemani, il silenzio gli ricordava: “vegliate e pregate per non entrare in tentazione”.
C’era un ultimo posto dove poteva nascondersi. Tornò alla stanza al piano superiore, quella che avevano preparato per la Pasqua. Lì il Maestro li aveva convocati. Che la Pasqua non fosse una cena come le altre lo sapeva, non era certo la prima Pasqua vissuta insieme, ma Lui ne parlava come se fosse l’ultima. L’annuncio del tradimento e poi quei gesti conosciuti che avevano ora un sapore diverso “fate questo in memoria di me”. Ora quella parola riecheggiava nel cuore e illuminava tutti quei momenti in cui il pane aveva  caratterizzato lo stare con Gesù, e gli ricordava: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo chi mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
Si narra che anche Pietro sentì il terremoto che scosse tutta Gerusalemme quando Gesù morì. Rimase in quella stanza in attesa, ritornò a quello sguardo di Gesù e poi si adagiò immaginando di porre il suo capo sul petto del Maestro, lì lasciandosi raggiungere dal suo sguardo, non fuggendo più da Lui, trovò la pace e il perdono.

In questi giorni chiedo al Signore Gesù di mostrarmi il suo volto, di far risplendere su di me la luce del suo sguardo perché credo che senza Gesù non ci sia un’amicizia autentica, non ci sia una vocazione santa, non ci sia una preghiera di vero affidamento, non ci sia Eucaristia che plasma la vita.

Ma chiedo anche per ciascuno di voi la stessa grazia: Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto perché insieme possiamo riconoscere questo volto e possiamo regalarci il dono di amicizie vere, di risposte gratuite al suo amore, di preghiere colme di fiducia e di speranza, per tornare a celebrare insieme con gioia l’Eucaristia.

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