Santo Natale - Gli occhi parlano più delle parole
Quanti occhi ci sono nel presepio: gli occhi ridenti di Gesù Bambino, gli occhi di Maria così belli tanto da dare il nome ad un fiore piccolo e tenerissimo, gli occhi di Giuseppe profondi come la sua capacità di interpretare i sogni; gli occhi dei pastori stupiti come di chi si trova protagonista di una storia inimmaginabile; gli occhi dei Magi illuminati dallo splendore di una stella.
Nel mio presepio in questo Santo Natale ci sono però altri occhi. Anch’io mi sono allenato a riconoscere dagli occhi i visi di chi si trova costretto a coprire il volto, a nascondere i sorrisi, a sussurrare le parole...
Gli occhi parlano talora più delle parole...
Gli occhi delle donne parlano alla mia vita.
Occhi pazienti di chi porta in grembo la vita ed attende che venga alla luce, nella consapevolezza che l’amore autentico non ha fretta e conosce tempi lunghi.
Occhi premurosi di chi vive con fedeltà una quotidianità che si ripete senza sosta e spesso senza gratitudine.
Occhi attenti di chi sa ascoltare e spesso non è ascoltata, di chi non ha la pretesa di sapere tutto, di insegnare tutto, ma tutto custodisce nel cuore, anche quello che non comprende e anche quello che non riesce ad accettare.
Occhi sofferenti di chi condivide le sconfitte dei propri figli, l’incomprensione dei propri sposi o compagni, di chi subisce la morte di un figlio o di una figlia.
Gli occhi delle donne parlano dell’amore che è sempre fecondo anche quando percorre i sentieri impervi dell’attesa, della fedeltà, dell’ascolto, del dolore.
Affido a Maria, alla tenerezza del suo sguardo, tutte le donne, tutte coloro che in particolare mi hanno insegnato l’amore paziente, fedele, premuroso e fecondo.
Gli occhi degli uomini parlano alla mia vita.
Occhi preoccupati di chi vive un lavoro che è precario, non sicuro, ingiustamente retribuito.
Occhi tristi di chi vede i propri figli allontanarsi da quei valori che hanno cercato di insegnare vivendo nell’onestà e nel rispetto.
Occhi lucidi di chi accompagna il suo bambino e la sua bambina nelle prime esperienze della vita e della vita nelle fede, momenti che non parlano solo del tempo che passa ma della importanza della condivisione di ciò che è essenziale.
Occhi stupiti di chi ogni giorno si innamora della propria sposa.
Occhi svuotati dal dolore per la perdita di un figlio, di un amico, di chi ti è stato Maestro come è un papà, Maestra di vita come è una mamma.
Occhi impauriti di chi si sente minacciato dalla solitudine, dalla malattia e dalla morte.
Occhi luminosi di chi nonostante tutto ha fiducia in Dio e nell’umanità e crede che la propria quotidiana responsabilità è il modo autentico di vivere la libertà.
Gli occhi degli uomini mi parlano della responsabilità che è sempre il modo saggio di vivere la libertà e chiede il coraggio dell’onestà, del rispetto, del silenzio.
Affido a San Giuseppe, alla profondità del suo sguardo, tutti gli uomini, tutti coloro che mi hanno insegnato che la vita è responsabilità coraggiosa ed è libertà nell’obbedienza.
Gli occhi delle giovani e dei giovani parlano alla mia vita.
Occhi vivaci di chi si affaccia alla vita e vuole imparare a vivere la vita, di chi non gioca al minimo, al ribasso, ma giorno per giorno costruisce il suo futuro credendo che imparare sia di più che prendere la sufficienza e che riuscire non significhi raggiungere il massimo obiettivo con il minimo sforzo.
Occhi spenti di chi è deluso, di chi non sogna più, di chi è rassegnato davanti ad un mondo ogni giorno presentato come una pattumiera, di un mondo che non può conoscere la pace.
Occhi coraggiosi di chi vuole cambiare il mondo partendo dal proprio cuore.
Occhi traditi dalle facili illusioni, dalle dipendenze, e dal vivere una libertà che ha come misura “quello che mi piace”.
Occhi felici di chi sceglie una strada e la percorre fino in fondo, di chi trova l’amore e lo custodisce, di chi crede in un progetto e coinvolge altri nel realizzarlo.
Gli occhi dei giovani mi parlano del tempo che è la ricchezza più grande che abbiamo, del tempo che passa veloce come quello di questi mesi che i giovani ricorderanno per sempre, storia che rende il tempo memoria.
Affido ai pastori del presepe al loro stupore, per essere i protagonisti di una storia impensabile i giovani che mi hanno insegnato che il tempo, ogni tempo, anche quello più oscuro, è un’occasione per crescere.
Gli occhi degli anziani parlano alla mia vita.
Occhi grandi di chi ha visto tanti avvenimenti, tante storie che raccontate ci sembrano noiose e ripetitive e che invece sono la nostra storia, non solo il nostro passato ma anche il nostro presente e se ne sapremo fare tesoro anche il futuro.
Occhi sorpresi di chi non comprende tutti i cambiamenti, di chi si sente talvolta straniero in un mondo così diverso da quello che ha sognato e costruito e ricostruito.
Occhi nostalgici di un passato che era pieno di vitalità, di energia, di forza mentre ora la vita, soprattutto quando si rimane soli, pare un peso, per sé ma anche per chi ti sta accanto.
Occhi lucidi di chi con le parole fa rivivere momenti che sono già diventati romanzi, novelle, teatro, cinema e musica... Quanti di questi occhi si sono spenti in questo anno, a noi il compito di custodirne la memoria grata.
Affido ai Magi, al loro sguardo illuminato dalla curiosità e dalla ricerca, gli anziani che ho incontrato e che mi hanno insegnato che nel cammino della vita si seguono vie e si lasciano tracce, non sempre la strada è facile ma bisogna avere anche gli occhi giusti per vedere sorgere una stella.
Gli occhi dei bambini parlano alla mia vita.
Occhi irresistibili di chi ti ricorda che la vita è un dono, fragile e al tempo stesso straordinariamente perfetto, umile e al tempo stesso capace di meraviglie, tenero e al tempo stesso tenace.
Occhi nei quali perdersi, spilli di luce che muovono il cuore, e solo al pensiero che qualcuno li posso violare il cuore ne soffre.
Occhi pieni di vita perché ogni bambino possa vivere la vita in pienezza.
Affido a Gesù Bambino al suo sguardo i bambini, tutti i bambini perché mi insegnano che nella debolezza c’è la forza di Dio, e che anche se diventato adulto posso conoscere Dio solo se ho il cuore di un bambino.
Gli occhi parlano anche quando non vogliamo.
Con quali occhi, con quale sguardo vivrò questo Natale?
Vi auguro che i vostri occhi siano colmi di tenerezza come quelli di Maria; siano profondi come quelli di Giuseppe, meravigliati come quelli dei pastori, illuminati come quelli dei Magi, ridenti come quelli di Gesù Bambino.
Che anche questo sia per voi un Santo Natale.
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