3 gennaio 2023 - Hai svelato la tua grandezza ai semplici
Ripropongo un testo scritto anni fa, mi pare possa essere ancora significativo nel leggere il testo del Vangelo dell'odierna liturgia Luca 2,36-28
Credo sia capitato anche a voi di associare alcuni personaggi presentati nel Vangelo a persone conosciute realmente.
La figura della profetessa Anna mi ricorda molte persone anziane che ho incontrato personalmente. Diverse sono le donne infatti che hanno incrociato la mia esperienza di vita e che hanno fatto l'esperienza della perdita prematura dello sposo, come anche della fatica di vivere allevando da sole figli ancora in tenera età. La fede è stata per molte di loro un punto di riferimento sicuro. L'essere vedove non ha impedito di continuare la vita pur tra tantissime difficoltà, nel cercare di fare esperienza di una esistenza dignitosa offrendo alle persone loro affidate il meglio che potevano donare.
Gesù nel Vangelo ci presenta spesso la figura della vedova, nella tenacia di quella donna che importuna il giudice empio chiedendo che sia fatta giustizia; nella donna vedova di Naim che accompagna al cimitero l'unico figlio, nel suo dolore Gesù racconta del dolore di tutte madri e nella speranza cristiana della vita eterna; nella vedova che al tempio pone due spiccioli nel tesoro dicendo a Dio il proprio desiderio di offrire tutta la vita come dice Gesù stesso “tutto ciò che aveva per vivere”.
Anna viveva nel tempio e subito penso alle case di tante donne anziane, piccoli santuari domestici ricche di immagini sacre, perché l'immagine dove costantemente la televisione è accesa sui canali che propongono la Santa Messa o il Rosario, dove la radio scandisce il tempo della giornata invitando alla preghiera, alla riflessione, alla meditazione quotidiana compagnia per giornate che sembrano invece interminabili.
Penso alla serenità di donne custodite con premura dall’affetto di figli e nipoti nel tempo della malattia, desiderose di non creare fastidi ma interiormente liete del dono gratuito dell’amore.
Penso anche alla solitudine delle nonne, del non essere comprese anche dai figli stessi o dai nipoti, che hanno cresciuto insegnando loro la vita e la preghiera, introducendo al senso della presenza di Dio. La solitudine vedendo i propri figli lontani da Dio, i propri nipoti che guardano con sufficienza e talvolta con biasimo quella corona ritrovata al mattino tra le lenzuola o consumata nelle mani callose di una vita ancora operosa.
Penso alla preghiera delle nonne che ogni giorno parlano a Dio dei loro nipoti, che per loro offrono la fatica di vivere perché la loro vita sia benedetta. Penso ai digiuni memorie di un tempo in cui non c’era tutto il benessere di oggi e quanta sofferenza nascosta tra le lacrime del cuore vedendo i propri figli così incapaci di leggere la vita come dono di Dio.
Oggi io ringrazio per le mie nonne che in modo diverso mi hanno insegnato la presenza di Dio Ringrazio per le donne che mi hanno parlato di Dio nella tenacia costante di cercare il bene e la giustizia per i propri cari; nel portare con fiducia e speranza anche il dolore sommo della perdita di un figlio; nel costante porre fiducia nella chiesa offrendo il proprio contributo silenzioso e fedele.
Se avete conosciuto donne così ringraziate, se conoscete donne così non lasciatele sole, loro sapranno parlarvi del Bambino, il figlio di Dio la nostra redenzione.
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