7 gennaio 2024 - Battesimo di Gesù

 


Quando ero bambino ricordo che c’era un appuntamento importante a casa dei nonni, non si poteva perdere la puntata di Gesù di Nazaret. Per molti aspetti quel film è stato per me e non credo solo per me una forma di catechesi. Ma ogni volta che torna quel nome Nazaret la mente va anche alla casa dei nonni, un casa modesta e accogliente, dove ho imparato l’importanza della preghiera e il timore di Dio, inteso come l’essere sempre alla presenza del Signore. 


Gesù venne da Nazaret in Galilea. Nazaret, è un paese piccolo, mai citato nei libri sacri e quando se ne parla nel Vangelo è in forma negativa: “Può mai venire qualcosa di buono da Nazaret?”, domandò Natanaele a Filippo che lo esortava a conoscere Gesù. Eppure a Nazaret Gesù ha vissuto 30 anni. Anni nei quali ha vissuto l'esperienza di ogni uomo: ha imparato ad amare ad essere amato; ha imparato a pregare i salmi in casa con Maria e Giuseppe, si recava alla Sinagoga per l'ascolto della Parola; ha imparato la legge del lavoro, una vita quotidiana, feriale in una terra sconosciuta e in una regione, la Galilea, squalificata dal punto di vista religioso, perché ritenuta contaminata dalle influenze  dei culti delle genti pagane. Gesù entra nella storia povero e rifiutato, profugo e fuggiasco, non certo un privilegiato. Ma la sua crescita avviene in “età, sapienza e grazia” (Lc 2,52), ed è questa maturità che lo porta a farsi “solidale” con gli ultimi, con i peccatori. È il senso della volontà di vivere il battesimo di Giovanni.


Uscendo dall’acqua, l’unico che riconosce la voce dal cielo è Gesù: “Tu sei il mio Figlio, l’amato”. Parole che oggi sono rivolte anche a ciascuno su di noi: “Tu sei il mio Figlio, l’amato". È come se dicesse: "In te io sono felice". Proviamo a fare un attimo di silenzio e pensiamo all’ultima volta che qualcuno ci ha detto: "in te io trovo felicità, tu sei la mia gioia" e pensiamo anche da chi vorremmo ricevere una parola come questa... C’è una felicità di Dio in ognuno di noi, perché comunque sia ciascuno di noi è e rimane fatto “a sua immagine e somiglianza” (Gn 1,26) e il suo compiacimento per quanto fatto nessuno potrà cancellarlo così come è scritto nel libro della Genesi: Dio quando guarda all'uomo dice “e vide che era una cosa molto buona/bella!” (Gn 1,31). La sua venuta dice che noi interessiamo a Lui. Nella sua discesa Lui dice a ciascuno di noi: “Io mi prendo cura di te, mi sta a cuore la tua esistenza, mi importa di te. Con te desidero dare inizio a una nuova storia di salvezza, un nuovo principio”. "Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te" diceva sant'Agostino.


Gesù si fa solidale con gli uomini e si mette in fila tra i peccatori, Lui che è senza peccato. Si pone a fianco, è il Dio-con-noi, l’Emanuele. Egli si fa carico della sorte di ciascuno, e così anche noi siamo chiamati – ancor più perché battezzati, immersi nel suo amore – a saperci prendere cura di quanti condividono l’esperienza della vita, a cominciare dagli ultimi (peccatori), dagli esclusi (Nazaret), dagli etichettati e discriminati (Galilea). Ogni giudizio o pregiudizio va smontato nella verità perché ciascuno di noi è “l’amato del Signore”, nel quale Dio ha posto “il suo compiacimento”, la sua gioia. Questo vale per me, ma vale per tutti i fratelli e le sorelle, per i "fratelli tutti". Indipendentemente dalla nostra condizione di peccatori. Nel battesimo si rinnova l’avvenimento del Natale: Dio scende, entra in me affinché io rinasca in Lui, nuova creatura. Ma questa “vita nuova” (cfr Is 43,19) chiede di essere testimoniata affinché, come Gesù disse di sé, “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14,9), così anche quanti ci incontrano possano dire “in te, vedo Gesù”, come anche cantiamo in un bellissimo canto: "fa’ che chi mi guarda non veda che te fa’ che chi mi ascolta non senta che te e chi pensa a me, fa’ che nel cuore pensi a te e trovi quell’amore che hai dato a me. Umanamente ci appare impossibile, certo, ma “nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37). 


Il Battesimo di Gesù chiude dunque il tempo forte del Natale e apre il tempo dopo il battesimo di Gesù. Se il Battesimo ha inaugurato la missione pubblica di Gesù, per noi inaugura l’impegno di lasciare la “grotta di Betlemme” dove lo abbiamo adorato, e iniziare la missione di testimoniarlo giorno per giorno, forti della gioia dell’essere Comunità/popolo di Dio che si raduna ogni domenica per lasciarsi guidare dalla  intramontabile “stella” della Parola di Dio, nutrirsi dell’Eucaristia, Pane del cammino, vivendo nella e con carità, in cammino verso i cieli nuovi e la terra nuova che abbiamo invocato nel tempo di Avvento, i cieli aperti dove il Padre ci attende per vivere per sempre con Lui.

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