9 gennaio 2024 - Il regno di Dio è vicino

 


14Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». (Marco 1, 14 - 15)


Convertirsi significa cambiare idee e testa, cambiare cuore e direzione ai propri piedi. La proposta di Gesù diventa subito responsabilità di una mia risposta. Il Regno è già venuto per sua iniziativa; ma l'ingresso è riservato alla mia libertà. La conversione è volgersi a lui, iniziando dietro di lui il suo stesso cammino.


La conversione ha un momento iniziale che consiste nell'affidarsi a lui. Ma poi è un fatto che dura tutta l'esistenza, e consiste nell'orientare progressivamente ogni mio passo sui suoi, in un esodo continuo dalla menzogna alla verità, dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, senza mai scoraggiarmi.


[...] Il dono di Dio eccede sempre la mia capacità di riceverlo, e inoltre la mia vita non è mai conforme a ciò che pure ho ricevuto. Per questo ogni volta che leggo il vangelo sono chiamato a convertirmi. La Scrittura esige sempre una lettura «critica» - ma per me, non per gli altri. Devo guardarmi bene dal farne una lettura «apologetica» per giustificare me e/o attaccare gli altri. La Parola non è fatta per accusare gli altri, ma per convertire me. Ognuno preferisce istintivamente applicarla al prossimo suo invece che a se stesso. Il risultato è che nessuno la prende sul serio e tutto resta come prima. Anzi, un po’ peggio di prima, perché chi legge resta vaccinato lui e si mette contro il fratello; e chi è accusato si arrocca in difesa.


Questo tipo di lettura è causa di litigi, mezzo di perdizione invece che di salvezza: è ciò che ha diviso l'unica Chiesa. Come poi ci si possa dividere nel Nome che tutti unisce, solo il Divisore, lo sa!


Il vangelo è Gesù Cristo Figlio di Dio, presente in prima persona nell'annuncio. La fede non è solo l’assenso intellettuale alla verità che dice, ma l’affidarsi a lui che mi parla. Infatti anche i demoni credono, ma tremano (Gc 2,19). Il problema non è ritenere che il Signore ci sia o meno - c’è comunque, anche se lo nego! - ma decidere che tipo di rapporto sono disposto a stabilire con lui. Credere è amare e fare di lui la propria vita. L'atto di fede è una relazione personale con lui da amico ad amico. Solo questa è la vittoria sulla solitudine radicale dell’uomo, l'uscita dal suo inferno. Credere in concreto è aderire a Gesù e andargli dietro per stare con lui. È orecchi per ascoltarlo, piedi per seguirlo, occhi per vederlo, mani per toccarlo e, soprattutto, cuore per amarlo.


Credo al vangelo quando, leggendo un brano, mi affido a Gesù e gli chiedo con fede di saper accettare il dono specifico che in quel racconto mi fa. Allora sono convertito sotto quell'aspetto, ed è giunto il momento in cui si realizza in me quel frammento di regno di Dio.

(Silvano Fausti)


Chiediamo gli uni per gli altri la grazia di vivere in questo modo l’ascolto del Vangelo.

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