22 maggio 2012 - Dio ci vuole felici
«Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi
e la vostra gioia sia piena».
(Gv 15,11)
L'essere nel cuore di
qualcuno, essere apprezzato e stimato per quello che si è in profondità, non
per quello che si appare o si costruisce, l'essere prezioso nella memoria di
qualcuno, essere avvolto da una tenerezza che fa dimenticare il dolore, questo
e solo questo è il pieno destino dell'uomo. Viviamo la nostra vita elemosinando
amore. Viviamo la nostra vita nella segreta speranza di vedere il nostro cuore
colmato di gioia. Ebbene, tenetevi forte: Dio la pensa allo stesso modo. Gesù è
venuto perché la nostra gioia sia piena e per farlo dona la sua vita. L'unico
problema: trovarci. Già, spesse volte il circuito d'amore viene interrotto
dalle nostre lentezze e chiusure, dalla nostra fatica e dal nostro peccato. Se
capissimo che Dio ci chiede soltanto di lasciarci amare! Di lasciarci
raggiungere dalla sua misericordia! Ed è ovvio che l'amore cambia, mi cambia.
Già lo fa l'amore di una persona, figuriamoci l'amore di Dio! Amare l'altro
(chiunque esso sia) significa mettere lui al centro della mia attenzione.
Significa lasciare che la sua vita, i suoi interessi, il suo modo di essere
venga rispettato, accolto, valorizzato. Così facendo il mondo, invece di essere
un circuito di gente che si sbrana, potrebbe essere già un pezzo di Regno in
cui, nella concretezza del nostro limite e del perdono da dare e ricevere, uno
potrebbe sinceramente stare a proprio agio. Essere cristiani significa guardare
l'altro (chiunque esso sia) negli occhi e dirgli: "Ti voglio bene".
Magari non sono d'accordo su come la pensi, su cosa fai, ma ti voglio bene. E
il sentirsi amati, credetemi, sposta il mondo. Fratelli: o la nostra comunità,
nella coscienza dei propri limiti, si lascia avvincere dall'amore di Dio per
diventare testimone credibile di questo amore, o la nostra fede diventa inutile
osservanza. Se il nostro cuore non brucerà più d'amore, il mondo morirà di
freddo.
(Paolo Curtaz)
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