14 settembre 2013 - Mai senza la croce!
Festa della Esaltazione della Croce
Sarei sciocco se vi
nascondessi la curiosità che ho nel mio cuore circa cosa state pensando in
questo momento nel quale mi accogliete come nuovo Parroco della vostra Comunità
Parrocchiale in questa più ampia Unità Pastorale che mi è stata affidata. È una
sana, giustificata curiosità che troverà risposte nei giorni a venire e che
questa sera ha il compito di emozionarmi un po’. In realtà non è che mi sia
difficile manifestare emozioni, ma su questo impareremo a conoscerci. Per il
momento vi manifesto la mia gratitudine per la preghiera che già avete
innalzato al Padre per me, sappiate che il primo e più importante modo che ho
di manifestare il mio bene e la mia cura per voi è la preghiera.
Questa sera
celebriamo la liturgia della festa della esaltazione della croce, festa che ha
la sua origine in vicende storiche lontane, storie di imperatori, guerre,
riconquiste. La croce ritrovata, sottratta, riconquistata nel VII secolo (628)
dall'imperatore Eraclio, è il motivo storico della festa. Ma il motivo
spirituale è molto più profondo: la croce è la manifestazione più chiara del
volto di Dio. Essere in croce è quanto Dio, nel suo amore, deve all'uomo che è
in croce. Perché l'amore conosce molti doveri, ma il primo di questi è di
essere accanto a colui che ami. Dio è in croce solo per essere con me e come
me. Perché io possa essere con Lui e come Lui.
Dio ha tanto amato il mondo.
Tra i due termini, Dio e mondo, che tutto dice lontanissimi, incomunicabili,
estranei, le parole del vangelo indicano un punto di incontro. Tra Dio e mondo
il collegamento è dato da un terzo termine: ha tanto amato. Mondo amato, terra
amata. Sono le parole sorgive, iniziali. Se non c'è amore nessuna cattedra può
dire Dio. Dio ha tanto amato: questo mi assicura che la salvezza è che Lui ami,
non che io ami. «Noi non siamo cristiani perché amiamo Dio. Siamo cristiani
perché crediamo che Dio ci ama» (Xardel). Il contrario dell'amore non è l'odio,
ma l'indifferenza.
Un doppio movimento
ha reso possibile l'incontro: Cristo si è abbassato, scrive Paolo, fino alla
morte di croce; Cristo è innalzato, dice Giovanni, sulla croce attirando tutto
a sé. Tra Dio e il mondo il punto di congiunzione è la croce, il tormento che
Gesù ha vissuto per dirci quanto grande è questo amore senza limiti, né
confini.
Croce che solleva la
terra, che abbassa il cielo, che raccoglie le ricerche disperate di senso, di
compimento, di felicità, croce che raccoglie quanti si trovano a vivere nella
dispersione di un cuore chiamato ad amori grandi e che si trova a vivere la
miseria dell’egoismo.
“Bisogna che sia
innalzato il figlio dell’uomo” perché si giunga alla vita eterna Colui che era
disceso sulla terra torna al Padre per l’unica via che giustifica la sua
volontà di essere uomo non di sembrarlo la via di un amore senza misura.
Il crocifisso è
l'mmagine più autentica. Porta sulla terra il potere di Dio: quello di servire,
non di asservire; quello di salvare, non di giudicare; quello di dare la vita,
non di toglierla. Il crocifisso porta l'immagine vera dell'uomo. Vero uomo non
è chi accumula denaro o potere, maneggia la lancia e spezza vite, non chi
schernisce o deride. Vero uomo è lui, capace del dono supremo, fratello di
ognuno, che muore ostinatamente amando, gridando forte a Dio tutta la sua pena,
ma per mettersi nelle sue mani.
Ciò che ci fa credere è la croce. Ma ciò in
cui crediamo è la vittoria della croce (Pascal). Amore e morte, i due
antagonisti immortali si contendono l'uomo e la sua fede. Ebbene sulla croce è
proclamato a lettere di sangue, le uniche che non ingannano, la parola
vincente, quella del Cantico dei Cantici: più forte della morte è l'amore.
In questo orizzonte
vi ricordo quando ci ha detto Papa Francesco il giorno dopo la sua elezione: “Quando
camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando
confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo
mondani, siamo vescovi, preti, cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore.
Io vorrei che tutti,
dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di
camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la
Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare
l’unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti.
Io auguro a tutti noi
che lo Spirito Santo, per la preghiera della Madonna, nostra Madre, ci conceda
questa grazia: camminare, edificare, confessare Gesù Cristo Crocifisso. Così
sia”.
Questa sera chiedo la
grazia di essere tra voi per poter camminare, edificare, confessare Gesù Cristo
Crocifisso.
(ispirata a testi di Ermes Ronchi e Papa Francesco)
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