6 gennaio 2015 - Epifania del Signore



Dei magi sappiamo davvero poco perché il Vangelo di loro ci dice poco, non ci dice nanche che siano tre. È la tradizione a parlarci di questo numero legato ai doni che hanno portato. Così le tradizioni un po’ più folkloristiche e particolari le abbiamo dai vangeli apocrifi: provenienza, nomi… Ma di loro sappiamo davvero poco.
Questo loro comparire nella storia di Gesù ci parla ancora di speranza.
Così come nella notte di Natale il messaggio dell’annuncio di Gesù nato tra gli uomini è dato dai pastori, coloro che erano ritenuti ai margini della società, gente insignificante, di poco conto, gente pericolosa, oggi ci viene detto che questo annuncio del Vangelo della Nascita di Gesù è per tutti gli uomini, per coloro che cercano umilmente Dio, per coloro che cercano la verità in mezzo a dubbi, contraddizioni e fatiche; che il Vangelo di Natale è per coloro che sono piccoli, poveri, non sempre capaci di mettere tutta la loro coerenza della loro vita nell’essere uomini e donne secondo il Vangelo. È un messaggio di speranza quello che oggi noi raccogliamo nella storia dei magi.
Anche se c’è sempre qualche Erode che cerca di limitare la verità del suo annuncio, c’è sempre qualche Erode che cerca di soffocare con la violenza la verità, in realtà per quanto debole sia un bambino, è capace di custodire dentro di sè tutto ciò che è promessa di una vita piena, di una verità che si annuncia al di là di ogni ostacolo.
Proviamo a percorrere insieme la vita dei magi come se fosse la storia di un’anima.
Il primo passo lo cogliamo dalla prima lettura, dove Isaia dice “Alza il capo e guarda”: per iniziare un cammino autentico dell’anima e del cuore bisogna alzare lo sguardo, uscire dai propri schemi, bisogna saper sognare, che non significa stare distanti dalla realtà ma avere uno sguardo di cielo, uno sguardo che permette di andare oltre tutto ciò che è sempre stato così, che si ripete sempre uguale per coltivare un sogno, un progetto più grande. Il primo passo è allora quello di uscire dalle durezze che ci costruiamo e che chiamiamo sicurezze.
Il secondo passo è camminare: per incontrare il Signore bisogna viaggiare, camminare usando l’intelligenza e il cuore. L’intelligenza significa: saper leggere dentro la realtà, andare oltre la superficie, non accontarci dei primi messaggi che riusciamo a cogliere, colui che è intelligente sa leggere oltre i segni e sa intuire quello che gli altri non riescono a vedere. Così come il cuore dice la persona stessa, l’intimità, dice quello che di  più grande l’uomo custodisce di sé. Bisogna cercare leggendo la Scrittura, ma anche sapendo cogliere quella Parola di Dio che è scritta nella vita di coloro che mi stanno accanto.
C’è un terzo passo: bisogna cercare insieme. Il Vangelo non è per lupi solitari, ma si cerca insieme. I magi hanno camminato insieme e insieme sono arrivati all’incontro con Gesù. È necessario, pur essendo un piccolo gruppo, guardare insieme in un’unica direzione. Così, questi sapienti hanno saputo cogliere nel cielo una stella, un segno e lo hanno seguito insieme; questa attenzione di ciò che è intorno a sé li ha resi attenti anche a ciò che era dentro di sé e nel cuore dell’altro. Coloro che sanno guardare e cogliere i segni sono persone attente, che sanno sempre vedere qualcosa di bene, di bello, di buono custodito nell’altro. Cercare insieme. Il Vangelo non è per uomini solitari, per questo noi viviamo in comunità cristiane che non sono perfette ma sono l’insieme di colroo che cercano guardando in un’unica direzione e cercano di cogliere i segni della presenza di Dio.
C’è un quarto passo, forse il più difficile: non temere di fare degli errori. I magi hanno fatto tanti sbagli. Sono arrivati nella città sbagliata, non Gerusalemme ma Betlemme, il luogo dove Gesù è nato. Si sono messi a parlare del Bambino a colui che uccide i bambini, Erode; hanno perso la stella per poi ritrovarla provando una grandissima gioia. I magi non hanno avuto paura di fare degli errori, hanno ricominciato sempre con pazienza in un viaggio che possiamo immaginare lungo, faticoso, difficile, pericoloso. Così come è la vita, che non ci risparmia di passare attraverso dei passaggi faticosi, dolorosi, che non ci risparmia di dover, a volte, affrontare pezzi di strada che non vorremmo affrontare, di dover camminare con qualcuno che non ci piace, che dobbiamo fare anche dovendo riconoscere che siamo limitati, che per quanto abbiamo un cuore disponibile facciamo sempre i conti con la nostra miseria. Chi ha l’umiltà di riconoscere che si può sbagliare, riconosce anche che c’è un amore più grande dei propri errori, allora ricomincia e fa questa esperienza straordinaria di un cammino dell’anima che è uscire dalle proprie false sicurezze, che è camminare con intelligenza e con cuore disponibile, che è camminare con altri e condividere, per fare esperienza che tutti abbiamo bisogno di essere perdonati sempre.
Così i magi provano una grande gioia perchè ancora una volta è Dio che li sorprende, non un re seduto su un trono, ma un Bambino tenuto fra le braccia della sua mamma. Quando vedono questo spettacolo possono offrire i loro doni preziosi. Tutti noi con loro possiamo offrire a questo Dio Bambino il nostro dono e rompere, così, da tutte quelle storture che ci vengono imposte quando ci viene detto “non vale la pena provare tanto le cose non cambiano, è inutile impegnarsi tanto poi c’è sempre qualcuno che distrugge quello che fai”. I magi ci dicono che dobbiamo essere ostinati nell’arrivare fino in fondo, nel mettere lì, tra le braccia di questo Bambino, il dono della nostra vita. Allora proviamo anche noi oggi a incontrare Dio che non ha fatto finta di diventare uomo, lo è diventato per davvero per dirci che non c’è nessuno che possa essere così lontano da Lui da non poterlo accogliere.
Ci domandiamo: in questo Natale chi abbiamo incontrato? Abbiamo incontrato un Dio che ci parla di gioia, nonostante la fatica di vivere; abbiamo incontrato un Dio che ci richiama fondamentalmente alla gioia, così come Papa Francesco continuamente ci esorta a fare, perché la differenza è questa: solo se noi abbiamo fatto esperienza di un Dio che è gioia, allora abbiamo vissuto il Natale, altrimenti ci troveremo qui a fare e a dire quello che dicono molti: “è arrivata l’Epifania, che si porta via tutte le feste e domani torneremo al lavoro, alla scuola…” senza aver potuto cogliere come questi giorni sono per noi, per la nostra gioia, perché il nostro agire quotidiano sia come il cammino dei magi, capace di rompere con false sicurezza, capace di intelligenza e cuore, capace di condividere con altri il cammino pur sapendo che sempre faremo degli errori, che sempre faremo degli sbagli.

Che il Signore ci aiuti a incontrarlo veramente oggi, così come siamo, con la pochezza dei doni che possiamo offrire, con la consapevolezza che non è poetica ma profonda che se Dio decide di farsi così piccolo da essere Bambino allora vuol dire che tutti lo possiamo incontare. Dobbiamo fare, però, come dice Paolo a Tito: guardiamoci sempre di più con stima, abbiamo fiducia in Colui che ci guida, impariamo a guardarci vedendo il bene che c’è, non parliamo male di nessuno ma cerchiamo in ogni cosa di lodare il Signore insieme a coloro che ci sono accanto, perché Dio abita nel cuore di ciascun uomo, perché se Dio ha scelto di nascondersi in una stalla può scegliere di nascondersi nel cuore di ogni uomo.

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