5 febbraio 2017 - Giornata per la vita


Il secondo segno, il secondo miracolo che Gesù compie, così come ci racconta Giovanni, è la guarigione di questo ragazzo di cui non sappiamo né il nome, né l’età, sappiamo unicamente della fede del suo papà. Questo segno conferma quella volontà che Gesù aveva già manifestato nelle nozze di Cana di fare in modo che la vita sia nella gioia.
Oggi noi celebriamo la giornata in difesa della vita e questa domenica ci appare davvero conseguenza naturale, prolungamento di quanto abbiamo vissuto nella festa della famiglia la scorsa settimana. Avevamo chiesto al Signore di custodire ogni esperienza di famiglia, di guardare alla bellezza che è questa esperienza, a custodire i percorsi di ciascuno, a sostenere le fatiche, i momenti di difficoltà, a chiedere umilmente che questa realtà venga guardata con più stima, aiutata ad essere segno di una possibile e migliore concordia tra di noi. A partire da quanto il Papa continua a proporci come attenzione ai bambini e ai nonni, i Vescovi della nostra Chiesa Italiana propongono un messaggio per questa domenica che ha la volontà di mettere in luce come sia opportuno, necessario che ogni uomo e ogni donna riscopra il dono della vita nello stile di chi ha speso tutta l’esistenza per difenderla. Ci viene detto che ogni uomo porta dentro di sé dei sogni. Ci sono i sogni di quando si è bambini e sono i sogni di chi guardando ai propri genitori pensa al proprio futuro - e i sogni dei bambini sono il riflesso di quanto i genitori offrono loro -; ci sono i sogni dei genitori sui loro figli, sulla vita; ci sono i sogni dei nonni che sono spesso punto di riferimento certo per le famiglie.
Avere a cuore la vita significa promuoverla sempre, in tutti i suoi momenti, sia quando è indifesa all’inizio del cammino dell’esistenza, sia quando ancora ritorna ad essere indifesa, spesso legata all’esperienza della malattia. Siamo in un paese dove si promuove la possibilità di interrompere la vita ancora quando questa pare nascosta e poi si promuovere, però, anche la possibilità di avere a tutti i costi un figlio, come un diritto e non come un’esperienza d’amore. Nel rispetto di tutti noi vogliamo ridire che pregare per la vita è davvero già molto, ma poi si tratta di scegliere dei comportamenti che ci permettono di fare in modo che questa preghiera sia autentica. Tutti noi abbiamo delle responsabilità innanzitutto verso noi stessi: custodire la vita, avere cura della propria salute è un modo importante di dire la nostra riconoscenza a Dio per questo dono. È anche un atto di responsabilità nei confronti di chi ci sta accanto, e non è una questione unicamente economica di quanto pesi un malato sulla sanità pubblica, ma sul fatto che quando noi in modo semplice ma efficace ci prendiamo cura di noi, diventiamo benedizione per chi ci sta attorno. Tutti noi abbiamo poi il compito di guardare alla vita, in particolare dei bambini, con grande stupore. Riprendendo quanto Santa Teresa di Calcutta diceva in occasione del premio che ha ricevuto nel 1979 per la pace “facciamo in modo che ogni bambino si senta desiderato”, cioè che fin dal suo concepimento senta che qualcuno lo attende. Abbiamo bisogno di curare maggiormente la stima nei confronti dei nostri nonni. Il Papa continua a esortarci “ascoltate i nonni!”, sono la memoria di una famiglia, sono la memoria di un paese. Averne cura significa avere cura del proprio cammino, della propria storia. Saper riconoscere come non sono solamente una grande risorsa per le famiglie - spesso i nonni sostituiscono i genitori impegnati necessariamente per il lavoro fuori casa per tanto tempo - ma sono anche grandi educatori. Tanti dei nostri nonni hanno vissuto il tempo duro dove per ottenere qualche cosa bisognava lavorare molto e con fatica. Non era tutto immediato, tutto subito. Molti dei nostri nonni sono primi catechisti, sono coloro che introducono alla presenza di Dio, al mistero di Dio, alla preghiera. Averne cura significa ricordarci che se i bambini sono il presente, gli anziani e i nonni non sono il passato ma la custodia di ciò che rende il presente più capace di custodire valori che sono essenziali, anche perché spesso chi è anziano riesce a guardare alla vita e sa cogliere ciò che è importante e tralasciare ciò che non lo è più.
Chiediamo al Signore che questa giornata non passi come tante altre senza la nostra gratitudine per il dono della vita e, per noi che siamo qui, per la vita nella fede. Chiediamoci come possiamo noi, nella nostra vita quotidiana, fare in modo che questa realtà sia sempre più custodita. Possiamo fare nostre le parole di Santa Teresa di Calcutta, parole che abbiamo ascoltato probabilmente tante volte, ora girano anche facilmente sui nostri telefonini, sui messaggi animati che spopolano. Sono parole che vanno interiorizzate di più, non sono solamente una bella poesia ma l’invito a fare della nostra vita un capolavoro.
“La vita è bellezza, ammirala.
La vita è un’opportunità, coglila.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è la vita, difendila”.

Nel difendere la vita, in ogni sua forma, noi collaboriamo al progetto buono di Dio, allo sguardo che Lui ha avuto da sempre sull’umanità. Il sogno di Dio si realizza in ciascuno di noi perché, come ci hanno insegnato i Padri della Chiesa, noi siamo la gloria vivente di Dio. Che il Signore ci aiuti allora a vivere questa giornata con questa intensità, sapendo raccontare a tutti, a partire da chi ci sta accanto, quanto sia preziosa e bella la vita.

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