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Visualizzazione dei post da gennaio, 2012

31 gennaio 2012 - L'amore respinto continua ad amare

SAN GIOVANNI BOSCO «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria,  tra i suoi parenti e in casa sua». (Mc 6, 4) Molti ascoltandolo ri­manevano stupiti. La prima bella ca­ratteristica del Gesù storico: non lascia indifferente nes­sun ascoltatore, dove lui passa fiorisce lo stupore. E molte domande: Marco ne registra cinque – il numero classico degli interrogativi in serie di cui trabocca la Bib­bia –. Da dove gli vengono queste cose? Da dove que­sto amore straniero alla ter­ra, queste parole aliene che qui sono in esilio?   Il profeta è straniero in pa­tria perché le sue parole ven­gono da un mondo altro. Al­lora si apre il conflitto tra Na­zaret e questo 'altrove', tra il quotidiano e l’oltre. A Na­zaret tutto dice: hai qui il tuo clan, una madre, fratelli e so­relle; questo è il mondo, non ce n’è un altro. Hai un lavo­ro, la sinagoga e il Libro, questo basta a dare senso al­la vita. Cosa vai cercando con il cuore fra le nuvole?  E invece il gio...

Il Poncione

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25 gennaio 2012 - La Valganna vista dal Monte Poncione (m. 993)

30 gennaio 2011 - La fede ci guarisce dalle ferite interiori

«Figlia, la tua fede ti ha salvata   Va’ in pace  e sii guarita dal tuo male. » (Mc 5,34) La donna emorroissa non solo è ammalata e ha girato senza risultato da tutti i più famosi medici del paese senza risultato. La sua condizione la rende impura, non può toccare nessuno senza renderlo impuro. Non ha vita affettiva, né rapporti sessuali, forse non ha famiglia né amicizie: la sua condizione la rende sola.   La donna si avvicina timidamente, non vuol farsi notare. Non osa chiedere nulla al Maestro, come potrebbe? Decide di osare, di trasgredire la legge: lo tocca.   Poco, lo sfiora appena, il mantello, certamente non se ne accorgerà. Chi mi ha toccato?"   La donna sbianca, gli apostoli si fermano nel tentativo di tenere a distanza la folla.   "Non vedi Rabbì? Tutti ti toccano!".   No, ha ragione Gesù: in mille gli si sono fatti vicini, ma una sola lo ha toccato.   Ha toccato il cuore di questo Cristo di Dio, gli ha rubato la f...

29 gennaio 2012 - Le cose di Dio al centro della vita

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ,  MARIA E GIUSEPPE Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.  (Lc 2, 51) Maria ha detto «tuo padre», pensando a Giuseppe. «No, il Padre mio» risponde Gesù e pensa, ma a chi? Maria e Giuseppe non capiscono, sentono solo che i due «padre» – «tuo» padre, «mio» padre – si scontrano dolorosamente nel loro cuore. E cresce la loro angoscia. Sentono, come tanti, forse come tutti i genitori, che alla fine «i figli non sono nostri», appartengono a Dio, alla loro missione, al mondo, ai loro amori, alla loro vocazione, perfino ai loro limiti.  Famiglia santa per definizione, quella di Nazaret, eppure entra in crisi. Neppure la migliore delle famiglie è esente dalla sofferenza, dall'incomprensione, dal limite. Santi e profeti non capiscono talvolta neppure la loro stessa casa. Ma ecco la differenza sostanziale: «sua madre conservava con cura tutte queste cose», serbava attenta le parole di Dio e i fatti della vita, li teneva nel cuore pe...

28 gennaio 2012 - Dio non allontana ma attira a sè

«E io, quando sarò innalzato da terra,  attirerò tutti a me».  (Gv 12, 32) Ti ringrazio, Gesù di Nazaret, Signore vivente, perché, poco prima di essere consegnato a morte, hai detto la parola profetica: "attirerò tutti a me" (Gv 12, 32) Essa mi dà la certezza che ciò che sto cercando di fare non è solo frutto del mio sforzo, ma è obbedienza a te. E poiché siamo tutti attirati da te, la stessa forza che mi spinge a scrivere del tuo dono eucaristico è quella che attirerà ciascuno che vorrà leggere queste parole. E chi legge le comprenderà, perché tu lo attiri dalla tua croce e dalla tua gloria. Anzi il Padre stesso, che ti ha mandato, lo attira a te (Gv 6, 44.65). Il Padre rivela ai semplici e ai piccoli te, che sei il Figlio (cfr. Mt 11, 25-27) e manifesta il segno definitivo del tuo amore, che è l'Eucaristia. (Carlo Maria Martini, Attirerò tutti a me ) Es 19, 3-8; Sal 95; 2Cor 1, 18-20; Gv 12, 31-36b

Dal Monastero delle Romite Ambrosiane

Carissima famiglia, ci rivolgiamo a te in questo anno a te dedicato, in cui sarai protagonista dell’Incontro Mondiale che la nostra Chiesa diocesana ospiterà alla fine di maggio, perché tu sei “la via maestra e la prima insostituibile scuola di comunione, la cui legge è il dono totale di sé e in te l’oggettivo desiderio di infinito che sta al cuore di ogni esperienza di amore si può realizzare” (Card. Angelo Scola). Desideriamo raggiungerti per esprimerti gratitudine e affetto. Guardiamo a te con riconoscenza perché tu, pur nella piccolezza e nella semplicità del vivere quotidiano, svolgi un ruolo fondamentale nella società: ne sei, appunto, il fondamento. Grate ascoltiamo il tuo racconto di speranza narrato dalla tenacia, dalla costanza, dalla dedicazione con cui affronti le prove della vita, quando la malattia, il dolore, la morte, il timore per il futuro bussano alla tua porta e tu diventi maestra di coraggio. Ci riempie di ammirazione la cura con cui custodisci la vita ...

27 gennaio 2012 - Gesù è Signore della vita

Prese la mano della bambina e le disse:  «Talità kum», che significa:  «Fanciulla, io ti dico: àlzati!».  (Mc 5, 41) L 'atteggiamento del cristiano di fronte alla morte è la fede.  La morte è e resta il più inquietane interrogativo del destino dell'uomo e, anche sulla possibilità della reale bontà di Dio.  Se Dio è buono, perché la morte? Gesù è venuto a darci una buona notizia anche sulla morte.  Come ci svela la splendida pagina della Sapienza, il nostro è un Dio amante della vita.  Noi crediamo di essere stati creati immortali, e di essere nelle mani di Dio. Questa vita che viviamo, la viviamo proiettata nel futuro come una pienezza.  Il dolore del distacco, della morte, ci viene presentato da San Paolo come le necessarie doglie di un parto che danno alla luce una nuova creatura.  Questo Dio tenerissimo che solleva la figlia di Giairo è colui che ha per noi un destino di vita e di Risurrezione.  Basta? Non lo s...

26 gennaio 2012 - La giusta percezione di sè

«Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo?  Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!».     (Mc 5,7) Dove arriva Gesù e il messaggio del Regno, il Maligno arretra: così ammalati, indemoniati, che molto spesso erano afflitti malattie allora sconosciute e temute come l'epilessia, vengono guariti: è il segno evidente del trionfo di Dio sulla tenebra; la guarigione dell'indemoniato nella regione dei Geraseni ci offre lo spunto per annotare una curiosa caratteristica di Marco. Evangelista diretto e sanguigno, come Pietro suo Maestro, Marco afferma che gli indemoniati si fanno del male: si percuotono con pietre, si gettano nel fuoco, dimorano nei cimiteri. Marco, insomma, ci dice che là dove c'è il demonio c'è autolesionismo, che il demonio porta a farci del male. Le scoperte che ci derivano dalle scienze del profondo confermano questa intuizione dopo duemila anni: la scarsa fiducia in sé, l'autolesionimo, la sfiducia in se stessi è uno dei grandi dramm...

25 gennaio 2012 - Siamo cristiani solo se incontriamo Cristo

«Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito;  che cosa dunque ne avremo?». (Mt 19,27) Cari fratelli e sorelle, la catechesi di oggi sarà dedicata all’esperienza che san Paolo ebbe sulla via di Damasco e quindi a quella che comunemente si chiama la sua conversione. Proprio sulla strada di Damasco, nei primi anni 30 del secolo I°, e dopo un periodo in cui aveva perseguitato la Chiesa, si verificò il momento decisivo della vita di Paolo. […] Che cos’era successo? Abbiamo a questo proposito due tipi di fonti. Il primo tipo, il più conosciuto, sono i racconti dovuti alla penna di Luca, che per ben tre volte narra l’evento negli   Atti degli Apostoli   (cfr   9,1-19 ;   22,3-21 ;   26,4-23 ). Il lettore medio è forse tentato di fermarsi troppo su alcuni dettagli, come la luce dal cielo, la caduta a terra, la voce che chiama, la nuova condizione di cecità, la guarigione come per la caduta di squame dagli occhi e il digiuno. Ma tutti questi d...

24 gennaio 2012 - La pazienza del contadino

«Dorma o vegli, di notte o di giorno,  il seme germoglia e cresce.  Come, egli stesso non lo sa». (Mc 4, 27) Si parla di semi, oggi, per parlare di Dio e di Regno, di vita interiore e di dinamiche spirituali. Grande Gesù: di fronte a sé aveva uomini e donne abituati a veder crescere una spiga, un arbusto, che sapevano bene la fatica di arare la dura terra della Giudea o ammirare la terra feconda di Galilea. Più difficile per noi, abituati all'asfalto e al bitume, a timidi e depressi alberi a segnare i grandi viali delle nostre città. E l'invito di Gesù, oggi, è quello, dopo avere accolto il seme della Parola che il seminatore semina a piene mani, a lasciar fare alla Parola il proprio corso, senza ansie, senza fretta, senza eccessive preoccupazioni. Difficile a farsi, in questi nostri giorni segnati dal tempo incalzante. Difficile non cedere alla tentazione di monitorare continuamente la nostra vita, di valutarla, di porci degli obiettivi e fare dei  business pl...